“Mangia, Bevi, Ama” bastano queste tre parole per sintetizzare i piaceri della vita. L’iniziativa è dell’Abbazia Santa Anastasia che ha messo in piedi un ricco calendario di eventi enogastronomici alla scoperta della bellissima struttura di Castelbuono che sorge sui ruderi dell’Abbazia medievale fondata nel XII secolo dal Conte Ruggero d’Altavilla. Fittissimo il calendario di appuntamenti con visite guidate, escursioni naturalistiche, ospiti e produttori. Dopo la cena “carciofi stellati”, con un menù a 4 mani in cui lo chef dell’Abbazia Antonio Bonadonna ha ospitato la chef stellata Patrizia Di Benedetto, domenica 11 marzo è stata la volta di “Manna all’occhiello” con l’esperto frassinicultore Giulio Gelardi. Grazie all’iniziativa dell’Abbazia, gli ospiti presenti hanno avuto la possibilità di scoprire tutti i segreti della manna – prodotto iscritto nel registro dei beni immateriali dell’umanità patrocinato dall’UNESCO – e di trascorrere una giornata con persone davvero speciali, ciascuna innamorata del proprio lavoro.
Giulio Gelardi, 68 anni, filosofo e frassinicultore di Pollina. Il padre estraeva la manna, lui è cresciuto tra i frassini, oggi è uno degli esperti più conosciuti e stimati. Gelardi, nel corso della piacevole giornata in Abbazia, ha raccontato tutti i segreti della manna che viene estratta dai frassini del territorio ed è strettamente legata alla storia e alla tradizione culturale madonita. Lo studioso – che ha trovato il metodo di conservazione perfetto per questa preziosa sostanza – utilizza la manna in molteplici modi, per produrre tra l’altro cosmetici, creme curative, liquori e cioccolato.
Filomena Salerno, responsabile marketing e comunicazione dell’Abbazia Santa Anastasia, che ha fatto da “Cicerone” portando gli ospiti alla scoperta della bellissima struttura che sorge nel cuore delle Madonie. Filomena svolge il suo lavoro con passione e dedizione e, con i suoi racconti e le spiegazioni sui vini e sulla scelta del biodinamico, fa innamorare di volta in volta l’interlocutore del progetto che ha sposato quando è entrata a far parte dell’Abbazia.
Antonio Bonadonna, chef di lungo corso, che è entrato in cucina a soli 14 anni e non vi è più uscito. Tante esperienze nel territorio, ha iniziato in un albergo a Cefalù, ha ricevuto proposte per lavorare fuori dalla Sicilia, ma si dichiara troppo innamorato della sua terra per andar via. Nel cuore delle Madonie, c’è il lavoro che da 40 anni porta avanti con passione. La sua cucina è molto legata alla tradizione, la passione è nata dentro casa: “Mia madre iniziava all’alba a cucinare per la famiglia ed io osservavo i passaggi che faceva e le sue attenzioni in cucina, come quella di avere un piatto e una forchetta destinati solo per sbattere le uova delle sue preparazioni. Lei mi ha dato l’imput”. La cucina di Antonio Bonadonna è tradizione ma anche sperimentazione, al passo coi tempi. “Parto dagli ingredienti del territorio – ha affermato lo chef – per creare un menù. Nella mia cucina non possono mancare un buon olio extravergine di oliva e i formaggi”.
La giornata in Abbazia dedicata alla manna è iniziata presto con il percorso naturalistico nel parco aziendale tra quattrocento ettari di frassini, querce, roverelle, peri e mandorli selvatici, macchia mediterranea, oliveti e vigneti. La salutistica passeggiata, durata alcune ore, è stata occasione per respirare l’aria pura in una bellissima giornata quasi primaverile e per ritrovare il contatto con la natura attraverso la scoperta di erbette spontanee, vitigni e coltivazioni.
Di ritorno dall’escursione siamo stati accolti nel Ristorante “La Corte dell’Abate” che sorge all’interno dell’Abbazia, accanto alla Chiesetta. Lo chef Antonio Bonadonna – chiamato a confrontarsi con la manna – ha incantato gli ospiti con un menù sperimentale. L’entrée di benvenuto è tipico del palermitano dove non possono mancare le panelle. Lo chef unisce anche del broccolo in pastella. Il tutto accompagnato da Q1000 – Metodo Classico biologico da uve di Pinot Nero, 24 mesi sui lieviti.
Superlativo, fresco, ricco di profumi e colori, il lonzino alle erbe, cotto a bassa temperatura, accompagnato da zucca baffa in carpione, cipolla marinata, maionese con senape, polvere di olive nere e salsina al prezzemolo.
Un inno al territorio e ai frutti che generosamente regala arriva con l’antipasto a base di cardi selvatici, lo sformatino di cardi e fonduta di formaggio al tartufo con chips di cardi e pomodorini confit.
Il vino in abbinamento è Terre di Anastasia – Metodo Classico biologico da uve Grecanico dorato, 36 mesi sui lieviti.
Il vino è elegante, fine e preciso al palato, con note floreali e fruttate, ricordo di crosta di pane e fieno.
In bocca è fresco, molto sapido, minerale.
Il Perlage è finissimo e persistente.
I sedanini con farina di grani siciliani, pesto di sinapi e salsiccia croccante sono la perfetta rivisitazione di un piatto tradizionale della cucina povera, la verdura selvatica accompagnata dalla salsiccia.
Il piatto più atteso è il filetto di maialino al passito e manna con terrina di patate all’origano. Il piatto parla di Abbazia, di Madonie, di tradizione popolare e di buona agricoltura. Il piatto – che è stato proposto all’interno dell’iniziativa “A Palermo mangiare è cultura” – racconta di una selezione di carni pregiate, di una tradizione fatta di ricette semplici e gustose, di aromi della macchia mediterranea. Il tutto accompagnato dal tocco di carattere dei vini da agricoltura biodinamica. La ricetta porta con sé l’identità dei vini Abbazia: la dolcezza mai barocca di un passito prodotto con un antico metodo di produzione che prevede un affinamento di tre anni in sole barrique di secondo passaggio, da uve di Grecanico dorato in purezza.
Il secondo è accompagnato dallo Chardonnay biodinamico Sens(i)nverso, un vino complesso, elegante, di grande struttura.
Per stupire ancora, lo chef Bonadonna presenta anche il dolce a base di manna. Lo fa con un delizioso semifreddo di mandorle pizzute di Avola, crema alla cannella e crumble alla manna, sormontato da un cannolo di manna in purezza ricoperto da cioccolato fondente. Il vino passito Cinquegrani da uve biodinamiche di Grecanico dorato vendemmia 2013 conclude piacevolmente il pranzo all’Abbazia.
La giornata si conclude con la visita alle cantine dell’Abbazia in una domenica perfetta tra cultura, natura, vino e buon cibo. Iniziativa consigliata per chi vuole trascorrere una giornata o un weekend in perfetta armonia e relax.
I prossimi appuntamenti di “Mangia, Bevi, Ama” sono:
19 Marzo: Veggie! Orto madonita – con Agrietica. Regimi alimentari, stili di vita e buon umore. Agrietica e il progetto delle Madonie come ecorisorsa.
25 Marzo: So pretty, so slowly – con Davide Merlino e Lumaca Madonita. Caviale di lumaca e metodo classico. La storia di un prodotto straordinario che è un successo di bontà.
Per Info e prenotazioni
0921 672233/ 331 3248148
Per saperne di più: L’Abbazia Santa Anastasia sorge sui ruderi di un’antichissima abbazia medievale. Il nome di Santa Anastasia – martire del I sec. cristiano – le è stato conferito in epoca bizantina e a scopo augurale: etimologicamente Anastasia vuol dire “Resurrezione”.
Prima retta dai Teatini e poi dai Benedettini, qui i monaci producevano un vino molto richiesto dalle più importanti mense vescovili e baronali di Sicilia.
Negli ultimi decenni del XIX secolo l’Abbazia fu abbandonata. Negli anni ’80 del XX secolo sono stati avviati i lavori di costruzione della cantina, ristrutturata negli anni 2000, e negli anni ’90 i lavori che hanno portato alla luce un piccolo Relais di charme di 29 camere. La struttura è curata nei dettagli e dotata dei più comuni comfort. Oltre all’accoglienza delle camere e dello staff del Relais, ai piatti frutto della creatività dello Chef Antonio Bonadonna, è possibile godere di angoli dove rilassarsi: la sala lettura e musica, la sala biliardo, la piscina con idromassaggio, il solarium, e il parco di 400 ettari in cui è immersa la struttura, in cui si può fare una passeggiata a cavallo o a piedi tra i percorsi natura che si snodano dentro la tenuta.
Abbazia Santa Anastasia orienta le sue produzioni al rispetto della natura. Oltre al metodo biologico, da sempre applicato, e, in tempi recenti, il metodo biodinamico declinato nella forma tradizionale di Rudolf Steiner (filosofo austriaco XIX-XX sec.) considerato il padre di questa peculiare tecnica, l’utilizzo di energia pulita attraverso l’impianto di pannelli solari in silicio che coprono circa l’80% del fabbisogno energetico dell’azienda e il sistema di riciclo delle acque. Il metodo di coltivazione biologico e biodinamico consentono di portare in bottiglia vini dalle caratteristiche uniche, pura espressione dei territori da cui provengono.