La pignolata messinese tra storia, tradizione e guinness dei primati è uno dei dolci più amati dai messinesi

by digitalwork

E’ uno dei dolci più amati dai messinesi che profuma di storia secolare. E’ la pignolata, quella bianca e nera  (il cui nome deriva dalla particolare forma “a pigna”) da non confondere con simili produzioni di altre città siciliane. Un dolce complesso le cui origini risalgono al Carnevale di qualche secolo fa’, periodo storicamente povero di lavoro per le dolcerie. Il maestro pasticcere Lillo Freni,  che a Messina vanta una lunghissima storia di Pasticceria di eccellenza – ha fatto una lunga ricerca sulla storia e le origini di questo dolce e pubblicato il suo lavoro nel libro Storia, qualità e innovazione della pasticceria tipica messinese”.  Una pubblicazione che ripercorre la storia della pasticceria cittadina, attraverso un itinerario tra festività e ricorrenze, e in cui non manca il riferimento ai dolci siciliani più conosciuti e apprezzati in tutto il mondo. 

Particolare spazio è dedicato alla pignolata, un dolce complesso – come si diceva – formato da una montagnola di piccoli biscotti fritti, che si ottengono da un impasto di uova, farina e alcool, immersi per la parte bianca in uno sciroppo di zucchero meringato, al profumo dei limoni di Sicilia, e per la parte nera in uno sciroppo di zucchero al gusto di cioccolato gianduja, aromatizzato in modo esclusivo.

Questa unione di colori e di sapori risulta eccezionale sotto il profilo estetico e gustativo. “Fino ai primi vent’anni del secolo scorso, – si legge nel libro di Lillo Freni– nelle vetrine dell’epoca, venivano esposte delle grandi “pigne” realizzate in cesti di vimini, di peso variabile dai 2 ai 4 kg, e il cliente acquistava dei pezzi di pignolata, bianca o nera, successivamente, per agevolare una vendita più organizzata, furono proposte le vaschette di cartone di varie misure di peso, con l’involucro interno paraffinato necessario per evitare che l’unto caratteristico della pignolata, apparisse all’esterno del vassoio con ricaduta negativa per la presentazione del prodotto. Ancora oggi, i moderni contenitori della pignolata, rispettano quest’accorgimento d’impermeabilizzazione della parte interna dell’involucro”. La pignolata divenne un dolce apprezzato tutto l’anno ed in occasione delle feste, soprattutto a Natale. Col passare del tempo, questo dolce riuscì a farsi apprezzare anche fuori dalle mura cittadine, e oggi grazie alla possibilità di spedizione anche in altre località, è divenuto uno dei dolci più richiesti dai clienti nazionali o esteri, che non perdono l’occasione di poter gustare la nostra specialità”. 

La ricetta che Lillo Freni ancora oggi utilizza nel suo laboratorio di pasticceria ha oltre un secolo e mezzo di storia. Quella stessa pignolata, ieri, si è trasformata in un’impresa da guinness dei primati. Lillo Freni, insieme a Francesco Arena, miglior fornaio Best in Sicily, e Giuseppe Arena, maestro gelatiere, hanno realizzato una maxi pignolata di oltre 100 kg, alta 1,30 mt e larga 90 cm. Il dolce è diventato uno delle attrattive principali che hanno animato la domenica di Carnevale di “Faro In Festa 2019”, l’evento promosso dalle associazioni “Il Casale del Faro”, “Banda G. Verdi”, “Faro per Fare”, “Comitato feste S. Maria Assunta” e “Centro Educazione Ambientale”. E’ stato un momento di grande aggregazione e di promozione della storia, della cultura e delle tradizioni messinesi.

Tra maschere e coriandoli, i tre professionisti, con l’ausilio dei pasticceri Rosario Zappalà, Massimo Riggio, Lillo Todaro e Umberto Maimone, hanno ultimato la preparazione del dolce tipico del Carnevale messinese, ricoprendo l’intera superficie con una colata di glassa bianca al limone e glassa nera al cioccolato e decorando la montagna di pignolata con coriandoli di zucchero colorati.Sono state oltre 700 le porzioni di pignolata distribuite al pubblico presente a fronte del pagamento di un piccolo ticket degustazione. “Sono davvero felice che tutto sia riuscito perfettamente – ha commentato Lillo Freni – e l’impresa era particolarmente difficile, la nostra pignolata è un dolce tecnicamente impegnativo e proporne un esemplare di oltre un quintale con rifinitura in piazza è davvero insidioso. Sono felice soprattutto perché siamo riusciti a promuovere il dolce tipico della nostra città nella sua veste storica, in chiave allegorica e nel luogo più idoneo, ovvero in piazza a Carnevale, e abbiamo dimostrato, vista la massiccia e la trepidante attesa pre-degustativa, che questo dolce conserva immutato lo stesso fascino, nonostante siano passati parecchi secoli dalla sua invenzione. Riuscire a mantenere le tradizioni, a rispettarne la storia e dare profondità alla nostra cultura ritengo sia davvero gratificante” – ha concluso il pasticcere.

Lillo Freni

Un successo inaspettato anche per gli stessi ideatori dell’iniziativa, le associazioni “Il Casale del Faro”, “Banda G. Verdi”, “Faro per Fare”, “Comitato feste S. Maria Assunta” e “Centro Educazione Ambientale”, che hanno ringraziato i tre professionisti per aver contribuito a dare una grande visibilità al carnevale di Faro.

Giuseppe Arena

 “Sono molto orgoglioso di aver contribuito al successo di questa manifestazione, riuscendo a valorizzare il territorio in cui sono cresciuto” – ha commentato Giuseppe Arena.

Francesco Arena

“E’ stata una serata bellissima, una scommessa vinta – ha affermato Francesco Arena, mentre offriva la pignolata al pubblico presente – e la gente ha risposto con entusiasmo. Lavorare con Lillo e Giuseppe è stato bellissimo perchè oltre alla fatica c’è il sorriso e una sorta di fratellanza, e poi siamo orgogliosi che il nostro maestro pasticcere Zappalà sia venuto a coadiuvarci perché la sua esperienza è sempre importante per noi”.

Per me, è stato un privilegio seguirli in questa avventura, entrare nel laboratorio di pasticceria e scoprire i segreti della preparazione di questa antichissima ricetta, vedere le emozioni e la felicità di Francesco, Lillo e Giuseppe.

Il libro di Lillo Freni

Custodirò per sempre questa esperienza e farò tesoro di questo libro che mi è stato omaggiato dal suo autore, Lillo Freni.

 

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