“Perchè cercare fortuna altrove se nella mia terra ho tutto”. Vincenzo Di Palma, lampedusano, 32 anni, chef del “Cupola Bianca Resort” di Lampedusa, vive in un paradiso terrestre e lavora nella struttura 4 stelle della famiglia Cappello, la prima e unica oasi verde dell’isola, con 25 camere (confort, superior, dammusi e 1 suite) che emanano il tipico calore della pietra isolana, un’ampia piscina e un Ristorante che punta a diventare “eccellenza” nell’isola e motivo di richiamo per i turisti italiani e stranieri che affollano le Pelagie.
“Voglio fare il ristorante che a Lampedusa manca – ha affermato lo chef – in cui proporre il pesce lampedusano in chiave innovativa con una visione mai vista che non dimentichi”. Vincenzo Di Palma ha certamente le carte in regola per inseguire questo sogno e perseguire l’obiettivo. Cresciuto nella trattoria a gestione familiare della nonna Caterina e del nonno Battaglia, già a 10 anni preparava pasta fresca in gran quantità (orecchiette, strascinati, cavatelli) e acquisiva le basi della cucina imparando cosa è la fatica mista al rigore.
“Terminati gli studi all’Alberghiero di Sciacca – racconta lo chef – non sono più voluto uscire dalla cucina. E’ una passione di cui non si riesce più a fare a meno”. Nell’Associazione Cuochi di Agrigento la sua esperienza è maturata e Vincenzo cita più volte nell’intervista uno dei maestri a cui è più legato e che gli ha insegnato la logica e le basi per creare gli abbinamenti nei piatti: Salvatore Gambuzza, Presidente e Maestro di cucina dell’Associazione Cuochi di Agrigento, oltre che dell’Unione Regionale Cuochi Siciliani.
“La mia cucina è folle e creativa. E’ piena di sapori, tradizioni e ricordi. Ogni giorno – continua Vincenzo – ricerco nuovi abbinamenti. Con l’esperienza, i corsi, il confronto con gli chef guida sono arrivato ad essere quel che sono e continuerò a migliorare perché il mio obiettivo è superare sempre nuovi limiti”.
Il menù degustazione preparato in occasione della mia visita al Cupola Bianca Resort ha perfettamente delineato la personalità di questo giovane e ambizioso chef lampedusano che nei suoi piatti ha mostrato una grande creatività, non dimenticando la tradizione e valorizzando gli ingredienti del territorio.
A cominciare dall’amuse-bouche. Nel tavolo apparecchiato finemente a bordo piscina arriva il pacchero di Gragnano fritto e ripieno con ricotta lampedusana, abbinato ai ricci di mare, profumato con erbette aromatiche (finocchietto e rucoletta selvatica) e servito su briciole croccanti di pane di tumminia all’arancia.
L’antipasto che segue è un dipinto che non dimentichi: gambero rosso marinato alle alghe marine e abbinato a una crema di tenerumi cotta in acqua e zucchero, alle lenticchie di Linosa, alla cipolla in agrodolce e all’olio ai crostacei preparato con le teste dei gamberi.
Ambizioso il piatto che segue con il suo gioco di consistenze e il caldo/freddo: tonno scottato in cottura tataki, con uovo croccante, calamari saltati, chutney di pesche lampedusane e mentuccia, servito su un fondo di pollo per dare sapidità al piatto.
Poi arriva la tradizione, quella che ti riporta ai ricordi e ai sapori veri e autentici di famiglia: la minestra di nonno Battaglia è una zuppa di pesce e orecchiette, con tannuta, scorfano, rana pescatrice e piccoli scampi, abbinata allo “sparaceddu”, il broccoletto lampedusano il cui sapore forte e deciso contrasta con la dolcezza della zuppa di pesce.
I primi sono la vera passione dello chef e lo dimostra ancora con gli ottimi tortelli di scampi, pistacchi, wasabi con salsa velata di patate al limone e battuto di scorfano. Anche qui il contrasto caldo/freddo è molto interessante.
Arriva il secondo: il merluzzo scottato con santoreggia (erbetta spontanea, ricordo delle uscite a caccia con il padre), abbinato all’ostrica impanata e fritta, a due salse, una con mandorle, l’altra con carote all’anice stellato e servito con uno sformato soffice al piacentino ennese.
Infine a completare questa meravigliosa esperienza di gusto nell’isola di Lampedusa arriva la mousse all’amarena con biscuit al cioccolato e peperoncino e ristretto all’arancia.
Sentiremo ancora parlare dello chef Vincenzo Di Palma e siamo certi che i suoi sogni si realizzeranno!
Il Resort “Cupola Bianca” che punta alle 5 stelle
Il Cupola Bianca Resort venne acquistato da Giovanni Cappello nel 1999. Sorgeva nella parte brulla e deserta dell’isola. Con la passione ereditata dal padre, Giovanni decise di trasformare quel luogo magico, ricco di potenzialità, nella prima e unica oasi verde di Lampedusa, in cui ritrovare il contatto con la natura, a due passi dal mare trasparente e dalle spiagge bianche dell’isola. Arrivarono 23 tir pieni di piante di vegetazione mediterranea e pian piano nacque l’oasi sognata da Cappello.
“In seguito – racconta il sig. Giovanni – molti mi copiarono ma sono contento di questo. L’isola dovrebbe essere tutta così verde”.
Da quel lontano 1999 tanto è stato fatto per regalare agli ospiti della struttura una vacanza di pace e relax, ma il progetto è in continuo divenire e adesso si punta alla quinta stella che ancora manca nell’isola.
“Abbiamo presentato un progetto di ampliamento – aggiunge Cappello – per costruire altri 25 dammusi, un centro benessere ed una suite di 120 mq con piscina privata sul terrazzo. Inoltre puntiamo a fare il ristorante gourmet che a Lampedusa non esiste ancora. Lo chef Vincenzo Di Palma – conclude il proprietario della struttura – è un talento in cucina, un vero artista nel suo campo e puntiamo tutto su di lui”.
Dello stesso avviso la figlia Giada Cappello che lavora alla reception del Resort:
“Secondo noi, – afferma Giada – Vincenzo è l’unico chef che può dare alla struttura un volto ancor più importante per raggiungere la clientela di fascia più alta”.
“Siamo ambiziosi, – conclude Giada – il nostro obiettivo è ingrandirci e incrementare con nuovi servizi il turismo anche nella stagione invernale”.
Di seguito alcune foto della mia vacanza al Resort Cupola Bianca.
Infine un invito a tutti coloro che mi leggono: Visitate la bellissima Lampedusa!