Il ME – Wine in Rosa al MeDoc: cinque grandi espressioni di rosato messinese

by B.A.

Vino rosato. Un vino in cerca di identità? È questa una delle domande con cui si è aperta la masterclass di MeDoc dedicata ai vini rosati che è stata egregiamente condotta da Maria Grazia Barbagallo, vice presidente di AIS Sicilia, e Cinzia Mastrangelo, degustatore AIS. In realtà la letteratura sull’argomento è carente e c’è anche confusione linguistica. Il vino rosato è pian piano diventato un vin de soif, pensato per dissetare. Secondo una relazione del 2015 dell’OIV (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino), i vini rosati pagano l’assenza di una definizione unica e condivisa. Oggi tra i maggiori produttori e consumatori ci sono Francia, Spagna, Usa e Italia.

UN PO’ DI STORIA

Nel 1943 a Salice Salentino nasce Five Roses da Leone de Castris ottenuto da Negroamaro (90%) e Malvasia nera (10%). Si tratta del primo vino ad essere imbottigliato e commercializzato in tutta Italia ed esportato da subito, negli Stati Uniti. Il nome fa riferimento ad una contrada nel feudo di Salice Salentino, Cinque Rose, ma anche a quella tradizione di famiglia che per molte generazioni ogni maschio della famiglia ha avuto 5 figli. Fu proprio in quegli anni, sul finire della seconda guerra mondiale, che il generale Charles Poletti, commissario per gli approvvigionamenti delle forze alleate, chiese a de Castris una grossa fornitura di rosato. Italiano si ma dal nome rigorosamente americano. Nacque Five Roses.

MEWINE IN ROSA CELEBRA I ROSATI MESSINESI

Da anni il rosato si sta riprendendo lo spazio che merita sulla tavola degli italiani e a livello internazionale. Negli ultimi anni questa “Cenerentola dei vini” registra infatti numeri in crescita costante, incontrando sempre più l’apprezzamento dei giovani. I rosati stimolano il potenziale creativo e produttivo di molti viticoltori anche dell’areale messinese, come testimoniano i vini protagonisti della masterclass MeWine in Rosa…

Cinque proposte molto versatili all’interno della rassegna #MeDoc2024 espressioni del territorio con uno stile ben definito.

  • 1° vino Cambria che nasce tra le colline di Furnari, nella tenuta Masseria, nel cuore del Mamertino DOC, alle pendici del monte Tindari, dove Cambria lavora valorizzando le tre T (Tradizione, territorio, Tecnologia). “Finchè venga” spumante metodo classico, da uve nocera in purezza, è un vino ricco di freschezza con un frutto dolce che dona avvolgenza e grande persistenza.
  • 2° vino Salina rosato Igt di Virgona nasce in una splendida e fertile zona collinare di Malfa. L’attenta gestione familiare offre la certezza di valorizzazione e rinnovamento della produzione vinicola dell’isola. Il Salina rosato (90% Nerello mascalese, Corinto 10%) si contraddistingue per un frutto acidulo e un significativo bouquet floreale. Un vino sorprendente, dal gusto morbido, e ricco di personalità.
  • 3° vino Villa Flora rosato Gaglio 1910 nasce nel territorio di scala di patti, a Oliveri, da uve Nocera. Fa fermentazione malolattica in acciaio e affinamento di due mesi in bottiglia. Ha un colore rosa tenue, limpido e brillante. Nasce dal desiderio espresso da un cliente giapponese dopo un soggiorno a Marinello. Un vino elegante e soprattutto innovativo con note intense di frutti di bosco, spezie e tabacco.
  • 4° vino Bonfiglio Eleonora un vino che porta il nome della figlia del fondatore. L’azienda nasce nel 1986 ma le sue radici sono molto antiche. Nei primi del ‘900 già la famiglia Bonfiglio coltivava le terre di Briga dove nascono questi vini. Eleonora nasce in contrada Gramino Greco, da uve Nerello mascalese (60%) e Nocera (40%). Macerato a bassa temperatura, dopo una breve permanenza sulle bucce, sta sei mesi in acciaio e affina 3 mesi in bottiglia. Ben presente un frutto rosso e un sentore vegetale che donano carattere e versatilità al vino.
  • 5° vino Colosi Salina rosato Igt ha un colore intenso e brillante e note di ciliegia, piacevole struttura. Viene prodotto da un blend di uve Corinto nero e Nerello mascalese a Salina in terreno vulcanico. Fa macerazione pellicolare a freddo per circa 3 ore. Poi fermentazione controllata con lieviti selezionati per circa 15 giorni. Affina in vasche di acciaio per 3 mesi.  

L’ABBINAMENTO PERFETTAMENTE RIUSCITO CON LA FOCACCIA MESSINESE

Alla fine della degustazione, il pluripremiato fornaio messinese, l’ambasciatore del gusto Francesco Arena, ha offerto la sua focaccia tradizionale che ha trovato un abbinamento ideale con i rosati delle cinque cantine messinesi. Un modo di unire le eccellenze enogastronomiche del territorio.

Ti potrebbero interessare

Lascia un commento