A fine luglio il Grand Hotel San Pietro ha inaugurato Bãtu. (Ne abbiamo parlato qui A Taormina inaugurato Bãtu). Al timone del nuovo ristorante di fine dining di Taormina c’è l’executive chef Luca Miuccio che in questo nuovo grande progetto è affiancato da un team affiatato: Piero Benigni, direttore del Grand Hotel San Pietro, Luigi Bonomo, Food & beverage manager, Raffaele Nicotra, sommelier. Per lanciare la novità del nuovo ristorante e far conoscere il grande progetto di rinnovamento del Grand Hotel San Pietro, 5 stelle lusso della perla dello Ionio, la proprietà di concerto con Luca Miuccio ha organizzato tre serate speciali dedicate all’alta cucina. Il 10 settembre il nuovo ristorante ha ospitato un grande chef siciliano, Tony Lo Coco, del Ristorante I Pupi di Bagheria, 1 stella Michelin.
È il 10 settembre… una calda serata di fine estate accoglie gli ospiti che puntuali raggiungono il Grand Hotel San Pietro, 5 stelle lusso del gruppo Lindbergh Hotels & Resorts. Ad accoglierci ci sono il direttore Benigni e il F&B manager Bonomo e un calice di bollicine delle cantine La Contea. La serata si snoda tra gli eleganti tavoli in cui spicca la mise en place con raffinate tovaglie di pizzo su sfondo verde che richiamano il colore degli ulivi. Tutto intorno l’inebriante profumo della macchia mediterranea. Il ristorante, infatti, sorge in un incantevole giardino di ulivi immerso nel verde, che si affaccia sulla costa di Taormina, e risplende illuminato dalle caldi luci della sera. Il nome Bãtu, dal greco antico, richiama i fiori dell’ulivo che sbocciano rapidamente tra maggio e giugno, raccolti in grappolo. I fiori si schiudono ed emanano un delicatissimo profumo per un brevissimo periodo. Il nome scelto vuole riportare all’idea di un’esperienza enogastronomica inconsueta, dedicata a chi nel gusto cerca un’emozione autentica, quasi primordiale…
Ad accoglierci ci sono soprattutto loro, i grandi protagonisti della serata, il resident chef LUCA MIUCCIO, classe ’87, ambasciatore del gusto, fortemente legato alla sua terra. Nella sua cucina fresca, moderna e legata alla tradizione esprime da una parte il forte legame con le origini, dall’altra la voglia di esprimersi liberamente e lasciare spazio a accostamenti inediti, ricchi di contrasti, con la voglia di stupire. Al suo fianco c’è lo chef stellato TONY LO COCO, special guest della serata, che nella sua cucina riesce ad esprimere non una storia ma un intreccio di tante storie condite di memoria, esperienze, ricordi di viaggi, suggestioni, innamoramenti e incentrate nella sua amata Palermo, città di profonda cultura gastronomica, a tratti popolare, a tratti aristocratica. Una cucina emozionale, appassionata, aperta che è sempre pronta a stupire, dove c’è un grande pensiero e tanto lavoro di ricerca e studio su ogni piatto, in cui emerge la personale sensibilità dello chef. L’ambizione di Lo Coco è regalare agli ospiti momenti di benessere e felicità e questo Tony Lo Coco riesce a farlo sempre bene, sia nel suo ristorante, sia quando è ospite di cucine amiche.
I PIATTI DELLA CENA A 4 MANI
L’obiettivo era quello di regalare agli ospiti una piacevole serata, conviviale, non troppo formale e così è stato sin dal primo atteso momento, quello dell’aperitivo con preparazione a vista delle squisite entrèe. Una sinfonia di sapori e sorprendenti giochi di certezze e illusioni. Per Lo Coco tapioca cotta come un risotto, stesa, disidratata e fritta servita con la caponata tipica della cucina siciliana; tacos di daikon servito con insalatina di erbette e ricciola marinata con salsa di soia e zucchine genovesi marinate con limone un crudo fresco. A seguire l’iconico e geniale “panino con milza” come un’illusione. La finta milza è realizzata con il fegato della seppia cotto a bassa temperatura condito con sale e pepe e servito con ricotta e caciocavallo in un sofficissimo panino bao cotto al vapore. Il panino con milza è stato premiato come street food d’autore 2023 nel tradizionale evento di street food organizzato dalla famiglia Cerea a Brusaporto ed è ormai un must nella cucina de I Pupi di Bagheria.
Golosissimo il “Riccio nel fondale” di Lo Coco, con l’esplosione di sapore delle uova di ricci di mare raccolte in un guscio di finto riccio appoggiato su una delicata spuma di patate, e ultimato con maionese di ricci, finta sabbia di tumminia e scogli di salicornia e prezzemolo.
Interessante la nuova variante degli Anelletti al forno, piatto della tradizione palermitana rivisitato più volte dallo chef stellato. Gli anelletti sono ripieni con mozzarella di bufala e farciti con besciamella di parmigiano, gambero rosso di Mazara crudo e marinato al limone, un finto ragù completamente vegetale e cialda croccante.
Per finire gelo di anguria servito con spuma al gelsomino e cialda alla cannella. Ancora un elegante richiamo alla tradizione siciliana. “È un piacere per me essere in un posto magico come questo – ha affermato Lo Coco – la Sicilia sta crescendo e Taormina è quel faro da seguire”.
In continua crescita anche la cucina di Miuccio che guarda con interesse al mondo vegetale, apre la strada alle fermentazioni e conquista i palati con piatti ben eseguiti, sapori definiti e una cucina concettuale che si focalizza su tre ingredienti principali per piatto. La serata si apre con il finto piacentino ennese realizzato con farina di ceci e servito con mandarino candito e essenza agrumata di mandarino; l’insalata liquida di peperone e prezzemolo con caviale e polvere di pomodoro.
Segue il Cardoncello maturato una settimana con miso e cotto alla brace servito con scampo marinato al lime e salsa al prezzemolo, bella interpretazione al passo coi tempi che racconta l’evoluzione della cucina dello chef; Il secondo piatto è una finta costoletta di rombo con quinoa e umami di carota.
Miuccio chiude con una gran finale, dolce non dolce: la sfera di cioccolato bianco ripiena con cappero, basilico e polvere di pomodoro servito olio d’oliva Etna dop. La cucina diverte e si fa spettacolo! È stato questo il focus della serata.
I VINI, ESPRESSIONE DI DUE TERRITORI
L’esclusiva cena a 4 mani è stata accompagnata dai vini di due territori, da una parte l’Etna con La Contea, dall’altra Messina con Vigneti Verzera che ha presentato in anteprima il suo Faro (non ancora in distribuzione, uscirà ufficialmente a ottobre).
Le Cantine La Contea sorgono a Mascali, territorio vocato per eccellenza al Nerello Mascalese. I sorsi dei vini La Contea richiamano il terreno vulcanico e riflettono il clima e la bellezza del territorio etneo.
In degustazione Etna Est, che ha conquistato il Wine Hunter Award Gold. Si tratta di un metodo classico, ottenuto da uve di nerello mascalese in purezza, che fa un affinamento sui lieviti di minimo 36 mesi (40 per quello degustato nel corso della cena). Il colore di un giallo dorato è brillante, al naso note minerali, floreali e agrumate, media persistenza.
Secondo vino in degustazione il Matador 2020, Etna doc bianco ottenuto da un blend di 60 % di carricante e 40 % catafratto che si caratterizza per complessità e il gusto sapido e vulcanico. La Contea ne produce solo 1000 litri l’anno, fa un affinamento di un anno minimo in acciaio e sei mesi in bottiglia prima di arrivare in commercio.
I fratelli Stelio e Maria Luisa Verzera non nascondono l’emozione per essere stati scelti come protagonisti della serata in cui percepiscono l’atmosfera familiare che si respira. C’è l’amicizia di lunga data con il direttore Benigni, c’è la cucina dei due chef che ben si lega ai loro vini. Una storia recente quella dei Vigneti Verzera ma ricca di passione e passioni che si intrecciano, come quella per le auto d’epoca che torna nelle etichette dei vini. “Abbiamo investito nel nostro territorio e acquisito tre anni fa un vigneto a 200 metri sul livello del mare di circa tre ettari e mezzo – racconta Stelio Verzera – adesso gli ettari, coltivati in biologico, sono diventati cinque e qui produciamo il nostro Faro Doc”. I vini Verzera con il Phös e Gypsos hanno accompagnato i piatti di Miuccio e Lo Coco.
II Phös IGT terre siciliane bianco (da uve di Nerello mascalese vinificato in bianco in blend con poco Chardonnay) si caratterizza per le note agrumate e fiori di ginestra e la grande freschezza della beva. L’etichetta è caratterizzata dall’immagine di una moto d’epoca della collezione privata della famiglia Verzera, su colori tenui come fasci di luci.
Il nuovo Faro doc 2021 Gypsos (presentato in anteprima al San Pietro) è il fiore all’occhiello di Vigneti Verzera, prodotto come da disciplinare della denominazione d’origine Faro, una delle tre doc messinesi. Di colore rosso rubino, nasce dal blend di Nerello mascalese, Nerello cappuccio, Nocera e pochissimo nero d’Avola. Fa 24 mesi di affinamento tra acciaio, rovere francese di media tostatura e gran riserva, infine affinamento in bottiglia. Presenta aromi speziati e balsamici, su un letto erbaceo e sentori di cappero. Al palato è caratterizzato da una personalità ricca e complessa, da spiccata acidità e profondità e un’elegante naturalezza. Anche in questa etichetta ritorna uno dei veicoli storici di famiglia.