L’anima contemporanea di Brugnano incontra l’arte e la cultura. Questa volta, quella cinematografica di Giuseppe William Lombardo, giovane regista siciliano che, dopo i numerosi riconoscimenti per il cortometraggio “La particella fantasma”, ispirato alla misteriosa scomparsa nel 1938 del grande fisico siciliano Ettore Majorana, fa il suo debutto con il film “Lo Scuru”, tratto dall’omonimo romanzo di Orazio Labbate, ripubblicato da Bompiani Editore.
Dopo le “Connessioni” con l’artista Simone Lingua e la vicinanza al suo progetto di opere cinetiche ed installazioni site-specific esposte nella città di Palermo, a Palazzo Drago Airoldi, i giovani produttori Francesco e Giuseppe Brugnano hanno deciso di sostenere il giovane regista siciliano.
“Il talento di Giuseppe William Lombardo ci fa pensare al grande impegno e alla grande tenacia di noi giovani siciliani, pieni di sogni e di aspettative da una parte, ma sempre più pragmatici, preparati e capaci dall’altra. Accogliere ed ospitare, nella nostra azienda e casa, la presentazione di un lavoro così importante nel campo della cinematografia siciliana, è per noi un onore. Continuiamo a credere nelle “connessioni” – afferma il produttore Francesco Brugnano – perché per mezzo del vino e oltre al vino il nostro valore più grande è la capacità di condividere una visione, mettere insieme energie, trasmettere emozioni. Nel film di Lombardo la Sicilia, in un modo molto personale e forte, è protagonista e questo aspetto è un altro elemento che accomuna il suo lavoro al nostro: entrambi vogliamo che questa terra sia accolta come uno tzunami di emozioni, da vivere, da vedere e da assaporare, talvolta anche attraverso contrasti, che possono anche scaturire accostando un film come Lo Scuru, enigmatico fin dal nome, alla trasparenza solare di un calice che riflette i raggi del sole, trattenuti nei grappoli”.
Stessa matrice siciliana, dunque, per i due giovani. “Da bambino, durante i viaggi in auto – spiega il regista – mi piaceva soffermarmi sul paesaggio dell’entroterra siciliano, una specie di deserto bruciato fatto d’una lunga e contorta colonna vertebrale di strade contornate di secchi paesaggi, similari a quelli californiani e a quelli texani. Osservando quei luoghi ho intravisto la possibilità di dar vita ad una Sicilia diversa, reinventata come luogo cinematografico, magico e misterioso, un mondo onirico, immaginifico e suggestivo, scenario ideale per raccontare il lato oscuro che alberga in ognuno di noi. Una grande bellezza visuale che trasportava la mia terra in una dimensione altra dove ambientare storie nuove e lontane dalla Sicilia stereotipata e da cartolina”.
“Lo Scuru – spiega il regista – racconta l’odissea di un giovane intento a cancellare il dolore, gli incubi che lo portano altrove, capire se davvero, come dice una diagnosi che lo ha reso un emarginato, è affetto da schizofrenia. E se invece la risposta alle sue sofferenze si trovasse in quella Sicilia in cui ancora oggi spiriti e fatture destano talmente paura e soggezione tra le persone da non essere abitualmente neanche nominati se non col generico cosi tinti? Nel film tento di parlare di un luogo sconosciuto dello spirito, che ha diversi nomi e allo stesso tempo è impronunciabile. Un enigma che abita nell’animo, la lotta inconscia in cui si uniscono la ragione con il credo, le superstizioni con la scienza.
Lo Scuru è una produzione Grey Ladder Productions in co-produzione con Nostromo Pictures sostenuto da Sicilia Film Commission – Piano Sviluppo e Coesione della Regione Siciliana. Soggetto di Pietro Seghetti & G. William Lombardo, basato sull’omonimo romanzo di Orazio Labbate edito Bompiani. Sceneggiatura di Pietro Seghetti. Diretto da Giuseppe William Lombardo. Nel cast: Fabrizio Falco, Fabrizio Ferracane, Simona Malato, Vincenzo Pirrotta, Daniela Scattolin, Guia Jelo, Filippo Luna e Giuditta Perriera.
L’AZIENDA BRUGNANO OGGI
Francesco e Giuseppe in cantina ci sono cresciuti e la loro nuova mission, scelta di vita, è quella di fare dell’azienda di famiglia un fiore all’occhiello dell’enologia siciliana in Occidente. Ad aiutarli c’è Maurizio Gandolfo, manager e direttore commerciale. Dopo il piano di ristrutturazione aziendale, durante i due anni di pandemia, il 2022 è stato l’anno della ripartenza con obiettivi ambiziosi, con un approccio onesto, che parte dal prodotto e da comunicazione sincera. Il leit motiv resta l’unicità, l’essere se stessi.
L’azienda con un’immagine totalmente nuova è stata protagonista di numerosi cambiamenti. Già nel logo un restyling che non tradisce il passato, ma lo proietta nella contemporaneità con fluidità e freschezza; caratteristiche queste ultime, che si riconoscono anche in tutte le etichette dei vini e nel packaging. Oggi l’azienda si estende su circa 90 ettari vitati in terreni collinari su più appezzamenti, a circa 300 – 350 metri di altitudine sul livello del mare nella zona dell’Alcamo Doc, nel trapanese. In mezzo, il cuore della campagna di Partinico e un appezzamento che sfiora i 650 metri di altitudine in contrada Mirto. Le bottiglie in produzione sono circa 200 mila.
I VINI – La gamma dei prodotti è stata totalmente rinnovata. Si mantengono alcune storiche referenze e se ne aggiungono altre, nuove. Ammaru, Zibbo in purezza, Kuè (insolia 75%, Viognier 25%), Lunario, Grillo in purezza, che si presenta con una veste minimale ed elegante. Ormai amatissimo il Perricone “Her”, al calice piacevole, morbido, accattivante e capace di incontrare il gusto dei più giovani. I due vini frizzanti, Metodo Martinotti, Taurus Bianco e Victoria Rosè. Testimoni della tradizione, ma innovati il Naisi (il cui nome nasce da un idioma dialettale tratto dall’inglese ‘very nice’), da uve Nero d’Avola e Cabernet Sauvignon, e il vino più rappresentativo, Honoris Causa, da uve Nero d’Avola e Syrah, di cui si producono solo 2.400 bottiglie. Tra le novità Black Hole, Nerello Mascalese in purezza. I due Spumanti Metodo Classico, Brugnano Brut e il Dosaggio Zero. Ed infine Alquimia, vino dolce da Moscato bianco in purezza.