“Ritrovarsi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme è un successo” – diceva Henry Ford, fondatore dell’omonimo marchio di auto. Oggi più che mai, la capacità di fare rete e condividere esperienze è importante e, in tutti i settori, bisognerebbe imparare a collaborare per un obiettivo comune. È accaduto sull’Etna dove le 4 aziende vitivinicole del versante Est, Murgo, Gambino, Barone di Villagrande e Biondi, si sono messe insieme per un singolare evento dedicato al mondo del vino che ha preso il via il 17 settembre nella “Vigna Cisterna” di Ciro Biondi (con la prima serata conviviale con protagonista l’abbinamento cibo vino) e si concluderà il 29 ottobre per una cena presso la Tenuta Murgo. In mezzo c’è stato l’evento dell’1 ottobre presso l’Azienda Barone di Villagrande e questa sera, 15 ottobre, a partire dalle 20 si svolgerà il penultimo appuntamento presso Gambino Vini.
Il territorio si promuove lavorando insieme. Partendo da questa consapevolezza, i vignaioli hanno organizzato le 4 serate con degustazione dei vini delle 4 aziende (tutte aperte al pubblico su prenotazione) e un interessantissimo press tour che ci ha fatto immergere nella realtà di ciascuna azienda, alla scoperta di uve, vini, terroir, cantine, metodi di produzione, storia, tradizioni. Il progetto – nato lo scorso anno dall’idea di Michele Scammacca, proprietario della Cantina Murgo, e Marco Nicolosi, proprietario ed enologo della Cantina Barone di Villagrande – quest’anno è giunto alla seconda edizione e si è rafforzato grazie alla partecipazione delle altre 2 cantine rappresentative del versante Est. Durante il press tour siamo andati alla scoperta di territori simili ma ricchi di caratteristiche proprie e di vini molto versatili che racchiudono le varie identità di ciascuna cantina.
MURGO
Il press tour ha preso il via dalla Tenuta San Michele dei Murgo a Santa Venerina, una bellissima realtà legata al vino e all’ospitalità creata dal Barone Emanuele Scammacca del Murgo, ambasciatore con una lunga carriera diplomatica alle spalle, che ha trasmesso la sua passione ai figli Michele, Alessandro, Pietro, Matteo, sostenuti dai fratelli Filippo, Bernardo, Manfredi e Costantino. L’azienda che sorge a 500 m dal livello del mare, con un panorama unico che domina il Mar Jonio, è meta di un grande numero di visitatori ed appassionati di vino attratti dalla bellezza dei luoghi e dall’ospitalità siciliana. La struttura ricettiva con 15 camere è dotata anche di un ottimo ristorante in cui vengono serviti piatti della tradizione siciliana.
Il vigneto ha un’estensione di circa 30 ettari ed è iscritto alla Etna DOC e da un po’ di tempo è in atto una riconversione in biologico. L’azienda vanta un primato. È stata la prima a produrre sull’Etna spumanti da Nerello Mascalese. Oggi gli spumanti metodo classico di Murgo sono ricercati e conosciuti in tutto il mondo per la loro grande personalità ed eleganza. “Questa azienda è il frutto di un lungo percorso iniziato nel 1982 ma l’azienda risale al1860 circa e – ha raccontato Michele Scammacca – sono stati fatti tanti investimenti nel tempo. Rispetto all’82 le cose molto cambiate, non era conosciuto il vino dell’Etna e l’Etna rosso non era capito. Lo spumante rappresenta la nostra specialità e noi abbiamo avuto l’intuizione di valorizzare il Nerello in questo prodotto. Nel 1989 nasce il primo spumante, una grande sfida, perchè commercialmente in Sicilia non veniva bevuto lo spumante se non nelle feste e in abbinamento ai dolci. Non avrei mai immaginato all’inizio – ha continuato il produttore – che avremmo potuto produrre vini così interessanti. Tra le novità per il prossimo anno, stiamo lavorando a un vino che avrà 10 anni sui lieviti. Un’espressione molto interessante del Nerello mascalese”.
Ad accompagnarci nella visita e nella degustazione degli extra brut e degli altri vini dell’azienda il Pinot nero, l’Etna bianco e rosso, il Moscato passito che portano il nome della Tenuta San Michele, il sommelier Claudio Di Maria.
GAMBINO VINI
Per la seconda tappa del tour Est Est Est Est abbiamo visitato l’azienda Gambino che sorge in contrada Petto Dragone, nel comune di Linguaglossa. Su questo versante dell’Etna, quella dei Gambino è la cantina più alta (800 metri s.l.m.) e i vigneti sono adagiati su terrazzamenti assolati e ventilati. Il simbolo dell’azienda è il Pino mediterraneo attorno al quale si sviluppa l’anfiteatro tra i vigneti con i muretti in pietra. Il panorama che si gode da lassù è suggestivo e un’altra particolarità è che la cantina è sotterranea, scavata nella roccia.
Quella della famiglia Gambino è una storia che ha inizio sull’Etna nel 1978 quando Vittorio Raciti e la moglie Maria Gambino acquistarono i primi appezzamenti di terra appartenuti a diversi proprietari e impiantati con nerello mascalese e cappuccio che ancora oggi danno frutti. Nei primi anni ’80 iniziarono a produrre vino sfuso, c’erano pochi imbottigliatori e si iniziò coi rossi. Nella metà degli anni ’90 vennero realizzate le prime bottiglie con nomi siciliani (Sautari, Cantari, Iucari, Ballari) che furono destinate alla grande distribuzione. La rivoluzione nella produzione arrivò nei primi anni 2000 con l’ingresso in azienda dell’enologo piemontese Dott. Maiolo. Nel 2002 i tre discendenti, Maria Grazia, Filadelfo e Francesco Raciti Gambino, insieme alla madre Maria, rinnovarono l’azienda modernizzando la lavorazione della produzione del vino.
Nacque così la Cantina Gambino che oggi comprende 25 ettari, di cui 15 vitati. Il Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Cataratto e Carricante sono coltivati sui territori etnei mentre i vitigni di Grillo, Cabernet e Nero d’Avola sono coltivati nella zona di Caltanissetta, nella Sicilia centrale. Nel 2012 avviene il passaggio di testimone all’enologo Salvatore Rizzuto e all’agronomo Salvatore Giuffrida. Oggi il core business di Gambino è l’enoturismo con circa 35 mila visite l’anno (erano 45 mila prima del Covid). La sommelier Federica Milazzo, che è anche responsabile comunicazione e eventi dell’azienda, ci ha accompagnato nella degustazione dei vini da agricoltura biologica, tra cui spicca il vulcanico Petto Dragone, Etna rosso potente e raffinato, in abbinamento ai formaggi e ai salumi del territorio.
BARONE DI VILLAGRANDE
Terza tappa del tour, la visita ai vigneti e alla cantina di Barone di Villagrande, a Milo, sul versante est dell’Etna, che guarda verso Taormina e il Mar Jonio, a 700 metri sul mare. Per l’azienda, che può vantare una storia lunga 10 generazioni, il legame con l’uva è indissolubile e la passione, che si trasmette di padre in figlio dal 1727, continua oggi con Marco Nicolosi, enologo e direttore della produzione.
Villagrande è il nome della contrada di Milo dove la famiglia Nicolosi vive da oltre 300 anni e coltiva le sue uve in un territorio dalla forte escursione termica che conferisce ai vini unagradazione alcolica più bassa rispetto alla media dei vini siciliani, con una particolare ricchezza di acidità fissa e di estratti. L’azienda è certificata in biologico dal 1989. Da Barone di Villagrande è possibile seguire degustazioni guidate e gustare la cucina dello chef Vittorio Caruso che valorizza il territorio e i prodotti a km zero dell’orto con piatti dalla forte identità. Il menù è squisitamente stagionale e si avvale della consulenza dello chef stellato Accursio Craparo.
Accompagnati nel tour da Marco Nicolosi e Alfonso Caltagirone, sommelier e responsabile dell’ospitalità, abbiamo apprezzato appieno il percorso enogastronomico che ha evidenziato il forte legame tra cibo, vino e territorio con la millefoglie di zucca, ricotta affumicata pancetta tostata semi di zucca, la pasta con broccoli, fonduta di caprino, polvere di acciughe e mandorle tostate, la carne in brodo con nocciole di Giffoni e gli eleganti vini in accompagnamento, gli Etna Rosato, Bianco e Rosso “Contrada di Villagrande”.
CANTINA BIONDI
Per l’ultima tappa del tour era prevista la visita da Ciro e Stephanie Biondi ma il maltempo non ci ha permesso di recarci in azienda. I due produttori non si sono persi d’animo e ci hanno raggiunto da Barone di Villagrande. Qui ci hanno raccontato la loro storia avviata nel 1999 quando hanno iniziato la loro attività di viticoltori sull’Etna, prendendosi cura dei vigneti di famiglia e iniziando a produrre i loro vini. Oggi l’azienda familiare, fondata alla fine dell’800 che ha raggiunto la massima espansione ai primi del 900 con Salvatore e Cirino Biondi, cura 3 vigneti sul versante sud est dell’Etna, nel comune di Trecastagni.
Tra i vini più iconici prodotti da Biondi c’è Cisterna Fuori, un Cru, Etna Rosso che prende il nome dalla cisterna che si trova nel terrazzo al centro del vigneto, un posto magico a cui i due produttori sono particolarmente legati e in cui hanno celebrato il loro matrimonio nel 2004. Comune a tutti i vini della Cantina Biondi è l’eleganza mista alla freschezza e alla beva facile.
Tutte le aziende sono visitabili su prenotazione.