Chiacchiere d’autore con Stefania Tedesco. “Ciatu mei” ispira la cucina di Giovanni Amato e Mdo Sicilia 1946

by Valeria Zingale

La scrittrice messinese Stefania Tedesco si racconta in “Chiacchiere d’autore” in uno dei ritrovi storici più eleganti della città di Messina, MDO Sicilia 1946, nella centralissima Piazza Cairoli. Il locale dal design contemporaneo – che è stato realizzato dallo studio Lissone e Associati – celebra ogni giorno il piacere di stare insieme ed è punto di riferimento in città per le colazioni, il light lunch, il momento dell’aperitivo o la cena. A capo della brigata composta da 5 elementi c’è lo chef autodidatta Giovanni Amato che cura l’offerta ristorativa di Miscela d’Oro da circa un anno e che ha ideato il menu della cena letteraria, seguita alla presentazione del libro “Ciatu mei”, moderato dalla giornalista Floriana Riso.

LA CENA DEGUSTAZIONE TRA I SAPORI DI SICILIA

Uovo croccante su spuma di parmigiano e gel di cetriolo

Per la cena ispirata al romanzo giallo “Ciatu mei” di Stefania Orlando, lo chef Amato ha preparato un entrée a base di di feta, abbinata a un filetto di acciuga marinata e a un petalo di cipolla caramellata. Per antipasto Amato ha ideato un nuovo piatto, non ancora in menu, l’uovo cotto a bassa temperatura nel roner, poi fritto per renderlo croccante, servito con crema di parmigiano e un fresco gel di cetriolo. A seguire uno dei fuori menu in degustazione, il turbante di spigola con patata affumicata, crema di melanzane e dadolata di verdurine di stagione.

Turbante di spigola

Per finire in dolcezza, lo chef ha preparato un grande classico della pasticceria povera siciliana, il gelo di arancia che ha abbinato al gelato ricotta e alla spuma di cannella.

Gelo di arancia, gelato di ricotta, spuma di cannella

«Ho studiato architettura, – racconta lo chef Amato – poi mi sono appassionato alla cucina quando ho conosciuto il maestro Alfio Visalli e ho seguito i corsi della sua accademia di cucina. Alfio mi regalò una giacca da chef e mi disse “prima o poi questa giacca la indosserai”. È successo veramente. La mia cucina è prettamente siciliana. Cerchiamo di fare dei piatti tipici rivisitati in chiave moderna. Al mio arrivo da Miscela d’Oro, poco più di un anno fa, ho revisionato tutto il menu, lasciando due piatti di chef Filippo la Mantia che erano presenti dall’apertura. La famiglia Urbano punta molto sulla cucina siciliana e vorrebbe anche l’internazionalità. Mi piace molto anche occuparmi della pasticceria. Preparo i dolci anche se non li mangio».

Lo chef Giovanni Amato

LA CARTA DI MDO SICILIA 1946

I piatti della cena letteraria sono stati creati appositamente per la serata. La carta del bistrot di Miscela d’Oro, invece, conserva ancora la caponata di melanzane di Filippo La Mantia, così come l’arancino al ragù con ragusano dop e zafferano dello chef palermitano che ha firmato l’avvio e la consulenza per il locale messinese. Tutti gli altri piatti in menu sono invece frutto della creatività di Giovanni Amato. Si può trovare il classico polpo grigliato su purea di patate servito con maionese al limone e il gamberone gratinato con verdure, maionese al limone e mousse di pomodoro, tra i primi non manca il maccheroncino fresco alla norma e lo spaghettone alle cozze con aglio, olio e peperoncino, il risotto con scampi, limone e crema di zucchine. Presenti anche gli hamburger e le insalate e una vasta scelta di dessert. Il locale è aperto a pranzo e cena.

Stefania Tedesco con Floriana Riso

CIATU MEI

“Ciatu mei. Seconda indagine per cecilia Orlandi” è il secondo libro pubblicato da Stefania Tedesco, che segue “Nuvole grigie. Un’indagine per Cecilia Orlandi”. Quando le chiediamo come nasce la passione per i gialli, Stefania risponde: «Con un papà carabiniere e il nonno in polizia ho sempre respirato aria di indagini in casa. In Cecilia – racconta – ho trasferito qualcosa di me. Non è un personaggio stereotipato ma profondamente umano».

Scrittrice autodidatta, trentasettenne, per metà messinese e per metà calabrese, nella vita è editor, correttrice di bozze e ha un’agenzia di comunicazione insieme alle socie Cristina Izzo e Rosy Milicia. A proposito del titolo del libro racconta: «Ciatu mei è un modo di dire dialettale, letteralmente significa respiro mio, è l’essenza che una persona rappresenta per te. È il modo in cui Bruno, il padre adottivo chiama la figlia Cecilia».

Coinvolgente la trama del libro. Si tratta della seconda indagine della commissaria di polizia Cecilia Orlandi ambientata in un paese calabrese di fantasia, chiamato Rocciamarina. Protagonista è appunto Cecilia che in questo secondo scritto si trova a indagare sulle attività illecite di Mino Gallo. Quello che in apparenza sembra un lavoro di routine si rivela una scatola cinese: con la scomparsa di Mino, Cecilia e la sua squadra si ritrovano ad affrontare una serie di indagini a catena, che si ampliano e che condurranno a risvolti drammatici. La vita privata di Cecilia si intreccia nella trama: il rapporto con Renato Serra continua tra alti e bassi, e una voce dal passato la obbligherà a fare i conti con una nuova consapevolezza. Tanti i temi di attualità trattati nello scritto, come i disturbi alimentari di cui – afferma Stefania – “si parla sempre troppo poco e male”.

Il dialogo con l’autrice è stato scandito da momenti di piacevolezza scanditi dalla professionalità della moderatrice dell’incontro, la giornalista messinese Floriana Riso. Alla presentazione erano presenti anche altri scrittori che hanno espresso i loro giudizi sul libro. «Non amo i gialli – ha affermato Carmelo De Marco, autore del libro “2024 La bussola e i portici” – ma il romanzo di Stefania va nel profondo dei sentimenti».

Un motivo in più per acquistarlo e leggerlo sotto l’ombrellone, questa estate, in attesa del terzo romanzo a cui l’autrice sta già lavorando. A questo punto possiamo immaginare che le indagini di Cecilia non si fermeranno qui ma avranno un seguito. Nascerà un altro commissario Montalbano?

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